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Biografia di Gianni De Luca
[Gagliato (1927)
- Roma (1991)] Gianni
De Luca esordisce giovanissimo
sul settimanale Il Vittorioso,
esplorando epoche e ambientazioni diverse. Era infatti capace di
raccontare con l'accuratezza più assoluta storie ambientate
nell'Italia rinascimentale (come la sua prima storia incentrata
su Leonardo da Vinci, Il mago da Vinci), nell'antico Egitto, nell'antica
Roma o nella lontana civiltà azteca.
Ben presto inizia
a collaborare con Il Giornalino,
la testata ove pubblica opere di vario genere, come gli adattamenti
letterari del Giornalino
di Gianburrasca (su testi di Claudio
Nizzi) e de La freccia
Nera, le vicende fantascientifiche
di Paulus,
ma soprattutto i suoi capolavori, tra tutti il ciclo de Il
Commissario Spada (su testi di
Gian Luigi Gonano) e la trilogia shakespeariana formata da Amleto,
Giulietta e Romeo
e La tempesta.
Autore mai soddisfatto,
sempre alla ricerca di nuovi modi di raccontare, di nuove strade
per verificare le possibilità ancora inesplorate del fumetto,
De Luca è una figura fondamentale nel panorama italiano,
un disegnatore la cui eredità, probabilmente troppo scomoda,
non è stata ancora raccolta. Sono pochi gli autori in Italia
(e probabilmente anche nel mondo) che si siano posti con tanta lucidità
l'obiettivo di sperimentare a ogni costo, di cercare nuovi metodi
di comunicazione, di evolvere il proprio tratto per adattarlo allo
stile e alla materia del racconto. Con il suo segno preciso, geometrico,
sempre pronto a unire tecniche diverse, ha infranto la narrazione
tradizionale, ha scomposto la struttura della tavola, ha distrutto
l'"unità" del racconto data dalla vignetta, generando
un nuovo flusso di immagini che si dipana contemporaneamente da
un unico punto verso direzioni diverse.
Concludendo, si può
dire che De Luca è stato uno di quei pochi artisti che hanno
posto la loro vita completamente al servizio del fumetto, esplorando
con il suo lavoro le infinite potenzialità di questo mezzo
di comunicazione che ormai ha più di un secolo, ma che dimostra,
(e lui ne è eloquente esempio), di saper dire ancora molte
cose a coloro che lo hanno già dato per defunto.
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